La storia dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, in sigla Unicas, comincia nel 1979. Ma affonda le radici nel decennio precedente, più esattamente nel 1963, quando il comitato locale dell’Associazione Nazionale Scuola Italiana (Ansi), un ente morale fondato nel dopoguerra, promosse la nascita dell’Istituto Universitario di Magistero: una struttura accademica non statale che rappresenta, insieme alla successiva Facoltà privata di Economia e commercio, avviata nel 1969, il nucleo precursore dell’università pubblica.
L’idea di fondare a Cassino un istituto universitario privato emergeva in un periodo storico caratterizzato dalla fioritura, in diverse città italiane, di libere università o sedi distaccate di atenei pubblici già esistenti che rispondevano al bisogno di decentralizzare la formazione e preparare le comunità locali alle nuove sfide economiche.
Si avviarono così i contatti con il Comune, la Provincia, l’Abbazia di Montecassino e alcuni sindaci della zona dando vita a un Comitato promotore.
Cassino d’altro canto presentava diverse condizioni favorevoli alla nascita di un centro universitario: sia per la posizione geografica, al crocevia fra il Lazio meridionale, il nord della Campania, l’Abruzzo e il Molise, sia per il vivace tessuto professionale legato in primo luogo alla presenza del Tribunale. A questo si aggiungeva la dotazione di collegamenti stradali e ferroviari relativamente buoni, la disponibilità delle scuole di ogni ordine e grado e la tradizione storica, religiosa e culturale legata all’Abbazia di Montecassino.
E così il 28 novembre l’Ansi approvava il primo statuto e provvedeva, il 30 dicembre, a nominare i docenti per il primo anno di corso.
All’anno inaugurale dell’“Istituto universitario San Benedetto-Facoltà di Magistero”, come riportava la carta intestata, si iscrissero 425 studenti distribuiti in tre Corsi di laurea: Materie letterarie, Pedagogia e Diploma di vigilanza scolastica.
La fase iniziale delle attività, localizzate in un appartamento lungo via Roma, l’attuale via Di Biasio, fu caratterizzata dal grande impegno e dallo spirito pionieristico di tutto il personale.
Parallelamente prendeva forma l’idea di costituire un “Consorzio universitario cassinese” che avesse innanzitutto il compito di chiedere il riconoscimento legale del titolo rilasciato dall’Istituto privato di Magistero, obiettivo conseguito grazie al Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 1968. In quel periodo il processo d’industrializzazione del Lazio meridionale richiedeva nuove professionalità e questo fu d’impulso alla nascita di un altro istituto universitario, la Facoltà privata di Economia e commercio, che avrebbe avviato i corsi nell’anno accademico 1969-1970 e che nel 1971 sarebbe confluita nel Consorzio.
Il quadro continuava a comporsi: la volontà del territorio di avere un polo universitario che permettesse ai giovani di formarsi e radicarsi, uscendo finalmente dalla difficile fase post-bellica che nel Cassinate aveva lasciato segni molto profondi, era chiara.
Mentre a livello nazionale, anche in virtù della crisi innescata dal movimento studentesco del ‘68, cominciava a configurarsi un sistema universitario che andasse oltre lo spontaneismo dell’ultimo ventennio e permettesse di decongestionare i mega-atenei dei grandi centri urbani.
Il cambio di marcia sarebbe avvenuto all’inizio degli anni Settanta, quando la Commissione per le Università nel Lazio, nominata proprio per valutare l’opportunità di creare nuovi istituti universitari nella regione, si pronunciò a favore della nascita di due nuovi atenei statali a Viterbo e Frosinone, oltre a quello romano di Tor Vergata.
Un passaggio decisivo sul piano istituzionale fu compiuto il 27 settembre 1974, quando il Consiglio regionale del Lazio si espresse a favore della localizzazione a Cassino di un’Università statale monocentrica per il Lazio meridionale. Il decreto del primo novembre dello stesso anno dava quindi il via libera alla realizzazione di tutti e tre gli atenei.
Il cammino istituzionale sarebbe stato complesso e caratterizzato da un intenso dibattito tra forze politiche, amministrazioni locali e tessuto imprenditoriale.
Ci sarebbero voluti, infatti, ben cinque anni per giungere alla legge n. 122 del 3 aprile 1979 che istituiva l’Università degli Studi di Cassino e sanciva la trasformazione dell’Istituto universitario pareggiato di Magistero in Facoltà statale: era il compimento di un percorso ultradecennale, ma allo stesso tempo l’inizio di un nuovo progetto che proiettava la giovane Università pubblica nella comunità scientifica e accademica nazionale.
L’articolo 18 della legge stabiliva che la nuova Università comprendeva anche i Corsi di laurea in Economia e commercio e Ingegneria meccanica, di cui era prevista la “graduale attivazione” (art.19).
Gli anni Ottanta si aprono dunque con una Università pubblica a Cassino animata da grande entusiasmo e motivazione.
La sede rimase inizialmente in via Roma ma con ampio ricorso ad aule e spazi esterni. Il Rettorato fu trasferito, insieme a una parte consistente del personale, nel Palazzo della Curia di via Marconi, che avrebbe rappresentato per tanti anni il simbolo dell’Ateneo nel cuore della città. Il primo Rettore fu il professor Mariano Cristaldi (1982-1985), seguito dal professor Piergiorgio Parroni (1985-1990).
In quella fase l’obiettivo di Unicas era innanzitutto quello di costruire una propria identità e definire quelle vocazioni formative, culturali e di ricerca che ancora oggi la caratterizzano: essere un polo universitario a misura di studente, con un approccio didattico finalizzato a valorizzare le peculiarità di ciascuno, qualificarsi come una realtà fortemente ancorata al territorio, ma al tempo stesso proiettata verso uno scenario internazionale.
L’offerta formativa prevedeva i Corsi di laurea in Materie letterarie e Pedagogia, oltre a quello di Diploma di abilitazione in Vigilanza scolastica. L’organico comprendeva solo 4 professori ordinari, 23 docenti incaricati, 4 assistenti e 20 unità di personale amministrativo. Le iscrizioni per l’anno accademico 1980-81 toccarono quota 1.436, con studenti provenienti per la maggior parte dalla provincia di Frosinone, ma anche da diverse altre che già configuravano il bacino d’utenza vocazionale dell’Ateneo: Caserta, Latina, Napoli, Roma, Isernia, Salerno, Campobasso e Avellino.
La Facoltà di Economia e commercio avrebbe aperto ufficialmente i corsi, con 230 immatricolati, nell’anno accademico 1982-83, presso un edificio di via Pascoli per trasferirsi in seguito in quello di via Mazzaroppi, raggiungendo punte di iscrizioni che alla fine degli anni ’90 avrebbero toccato circa 6.000 unità.
La Facoltà di Ingegneria, inizialmente con il solo Corso di laurea in Ingegneria meccanica, avrebbe attivato i corsi nel 1984 con 123 immatricolati. A tenere la lezione inaugurale, presso l’Aula Pacis di Cassino, collegata per vie telematiche con le altre università del Lazio, fu chiamato il professor Carlo Rubbia, che aveva appena ottenuto il Nobel per la fisica. La sede, dotata di biblioteca, laboratorio linguistico, centro di calcolo e altri servizi comuni, in questa prima fase fu fissata in una palazzina di via Zamosch.
Due anni dopo sarebbe stato attivato Corso di laurea in Ingegneria elettrotecnica, con 34 iscritti, diventati nel 1990-91 più di quattrocento.
Nell’arco dei suoi primi cinque anni di vita l’Ateneo cassinate si delineava come un polo di studi superiori che comprendeva gli insegnamenti di natura umanistica, tipici di una Facoltà di Magistero, quelli relativi alla formazione in campo economico, coerenti con lo sviluppo della piccola e media impresa sul territorio, e quelli del settore dell’ingegneria industriale, che guardava al mondo tecnico e produttivo, anch’esso in grande espansione.
L’incremento degli iscritti e del personale rendeva sempre più urgente affrontare il problema degli spazi. La questione impegnò a lungo l’Ateneo e l’amministrazione comunale, con un ampio dibattito che permise finalmente nel 1987 al rettore Parroni di annunciare l’approvazione del Piano edilizio che prevedeva la costruzione della nuova sede di Ingegneria lungo via Di Biasio, del nuovo palazzo del Rettorato in una zona centrale di Cassino e del polo extraurbano della Folcara destinato alla didattica, con attrezzature sportive, altri servizi e grandi aule funzionali alle crescenti esigenze della Facoltà di Economia.
Allo stesso tempo si pensava a sviluppare nuove Facoltà e Corsi di laurea che offrissero ulteriori opportunità di formazione ai giovani del territorio. Fra il 1989 e il 1990 il “Consiglio universitario nazionale” approvava l’istituzione a Cassino del Corso di laurea in Lingue. Entravano inoltre in funzione i nuovi Dipartimenti di Economia e territorio, Filologia e storia, Filosofia e scienze sociali, Ingegneria industriale, Impresa e lavoro.
L’Università di Cassino diventava intanto un soggetto sempre più significativo anche nel rapporto con la città, attraverso l’organizzazione di iniziative culturali pubbliche con relatori di respiro internazionale.
Era un cammino che portava l’Ateneo a interloquire sempre di più con gli enti locali, con le imprese e con l’Abbazia di Montecassino, fra le realtà più significative e prestigiose del territorio, anche sotto il profilo della memoria culturale.
Nel 1988, dopo un fortunatissimo Convegno internazionale sulla figura dell’abate Desiderio, prendeva vita la prestigiosa “Scuola di specializzazione per conservatori di beni archivistici e librari della civiltà medievale”.
Un decennio di forte accreditamento, insomma, che si concludeva con un duplice passo verso la dimensione internazionale che avrebbe rappresentato un tratto distintivo per l’Ateneo: l’adesione al progetto Erasmus che avrebbe portato centinaia di studenti a vivere esperienze di formazione in Europa e l’accordo con la Florida State University per un corso residenziale oltreoceano.
Gli anni Novanta si aprivano con una grande sfida, rappresentata dall’autonomia universitaria introdotta dalla legge n. 168 del 9 maggio 1989 che definiva gli Atenei enti pubblici dotati di personalità giuridica, con le potenzialità identitarie e le nuove responsabilità che ne conseguivano.
Il nuovo Rettore, Federico Rossi (1990-1996), coinvolse in questo importante processo di rinnovamento le diverse componenti della comunità universitaria, studenti compresi. Gli iscritti, nel frattempo, avevano superato quota 6.300 e il processo di crescita interessava anche il personale tecnico amministrativo che gestiva le Segreterie, l’amministrazione contabile, gli uffici addetti al personale docente, la Ragioneria, i servizi tecnici e quelli generali. Il nuovo Statuto, che vide la luce con l’anno accademico 1992-93, puntava proprio ad anticipare il senso della riforma, rimuovendo le inerzie gestionali e facilitando una maggiore efficienza organizzativa. Fra le innovazioni di questo periodo, più esattamente dal 10 dicembre 1992, giunse inoltre a conclusione l’iter che trasformava la Facoltà di Magistero in Facoltà di Lettere e Filosofia.
Si introduceva, appunto, il Corso di laurea in Filosofia, creando un indirizzo classico e uno moderno articolati sulla base di una più ampia gamma di discipline. Parallelamente il vecchio Corso di laurea in Pedagogia diventava, nel 1995-96, il Corso in Scienze dell'educazione mentre prendeva vita, sempre all’interno di Lettere, il Corso di diploma per Assistenti sociali.
L’obiettivo era quello di interpretare le vocazioni culturali delle nuove generazioni, ma anche di rispondere alle richieste della società civile e del mondo imprenditoriale. Per questo avvenne anche una profonda trasformazione della Facoltà di ingegneria, che istituiva due nuovi Diplomi universitari in Ingegneria elettrica e Ingegneria meccanica. Un rafforzamento d’insieme testimoniato dall’istituzione di cinque nuovi Centri di servizio: il Centro linguistico d’Ateneo, il Centro d’Ateneo per l’orientamento universitario, il Centro per le relazioni internazionali e il Centro per il calcolo scientifico, che si andavano ad aggiungere ai preesistenti centri per la Diffusione della cultura scientifica e bibliotecario di Ateneo.
Nel febbraio del 1996 Federico Rossi rassegnava le dimissioni per assumere l’incarico di Sottosegretario di Stato al Murst. A lui subentrò il prorettore Oronzo Pecere con il quale aveva ampiamente condiviso il processo di modernizzazione. Dopo la fine del mandato, nel 1997, Pecere fu confermato Rettore fino al 2001 proseguendo sulla linea che aveva portato alla nascita dei Diplomi di laurea e ai nuovi ordinamenti. Per rendere credibile l’aspirazione di ampliamento del programma didattico, della ricerca scientifica e delle altre funzioni istituzionali, la priorità per l’Ateneo diventava la dotazione di spazi adeguati ad una popolazione universitaria sempre più ampia. Ripresero così, con la conclusione della gara d’appalto, i lavori di costruzione del polo della Folcara che si configurava come un vero e proprio Campus universitario. Il progetto, approvato dal Consiglio d’amministrazione nel giugno 1998, comprendeva anche le nuove sedi delle Facoltà di Economia e commercio e di Giurisprudenza, la cui attivazione era stata prevista nel Piano triennale di sviluppo 1996-98. Un risultato significativo, intanto, sul piano dell’edilizia, era arrivato con il completamento della nuova sede di Ingegneria, che veniva inaugurata l’8 luglio 1996 insieme al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, e con la ristrutturazione della palazzina di via Zamosch che sarebbe stata destinata a Lettere e Filosofia.
Il gioco di squadra ancora una volta fu fondamentale, sia all’interno del Rettorato, sia grazie al coinvolgimento di risorse professionali provenienti dalla Facoltà di Ingegneria e dai quadri tecnici dell’Ateneo: un modello organizzativo inedito che permetteva di ottimizzare tempi e procedure di approvazione dei progetti esecutivi. Ma l’impegno sul versante infrastrutturale, che vide in prima linea anche il Senato accademico e il Consiglio d’amministrazione, non lasciava in secondo piano la volontà di applicare a pieno l’autonomia. Fu introdotto, tra l’altro, un principio fortemente innovativo che implicava il passaggio da una contabilità puramente finanziaria ad una economica e che permetteva di “misurare” le attività didattiche, amministrative e di ricerca sulla base sia dell'efficacia dei risultati, sia dell'efficienza dei processi.
A questo fine furono istituiti i nuovi Centri di responsabilità amministrativa (Facoltà, Dipartimenti, Centri di Servizio) che diedero concretezza al decentramento in nome della responsabilizzazione, dell’autovalutazione e dell’autonomia operativa. Anche l’offerta didattica continuava ad arricchirsi: nel 1996-97 nacquero i nuovi Corsi di laurea in Ingegneria civile e Ingegneria delle telecomunicazioni, oltre al Corso di diploma in Economia e amministrazione delle imprese. Il maggiore impulso però proveniva dalla nascita della Facoltà di Giurisprudenza, che avviò i propri corsi il 15 marzo 1997: le iscrizioni rispetto all’anno precedente conobbero un incremento del 31%, passando da 9.257 a 10.383 unità, di cui ben 995 proprio al primo anno di corso in campo giuridico. Ed è proprio al passaggio del millennio, sempre nell’ottica di nuovi sbocchi professionali, che si attivarono il Corso di diploma in Economia e gestione delle imprese agroalimentari e dell’ambiente e il Corso di laurea in Scienze motorie e di medicina della riabilitazione, finanziato dal Murst, come trasformazione della sezione distaccata a Cassino dell’Isef dell’Aquila, risalente alla fine degli anni Sessanta.
Con l’arrivo del nuovo millennio, l’Ateneo cassinate si trovò di fronte ad un passaggio strategico: quello d’interpretare l’evoluzione del sistema universitario nazionale, senza perdere i legami con il proprio contesto economico, sociale e culturale. Nel 2001, la guida dell’Ateneo passò a Paolo Vigo, che avrebbe accompagnato questa trasformazione attraverso un doppio mandato, fino al 2009. La priorità rimaneva il completamento della Folcara, reso ancora più urgente dal fatto che le iscrizioni, all’inizio del Duemila avevano superato quota 13.000.
E fu proprio nel maggio del 2004 che si inaugurò il Palazzo degli Studi, il primo edificio del Campus: una struttura imponente, con 18 aule su 13 piani, comprensiva di uffici dipartimentali e centri audiovisivi, che divenne la sede del Dipartimento di Economia e Giurisprudenza.
Unicas assumeva nel frattempo sempre di più il profilo di un vero e proprio motore di sviluppo territoriale, di un ascensore sociale che proponeva con largo anticipo visioni innovative anche sui temi della sostenibilità e dell’economia circolare, permettendo a tutti di formarsi e migliorare la propria condizione.
E la sua funzione d’avanguardia si confermò anche nell’ampia competenza in campo informatico, che portò a creare dal 2008 Unicasnet: una rete in banda ultra-larga al servizio del territorio, costituita da un cavo in fibra ottica che collega, ancora oggi, i poli universitari, estendendosi per circa 7 chilometri a Cassino e per altri 73 fino a Frosinone, passando attraverso i centri di Atina e Sora.
La riforma del sistema universitario nazionale, con la legge Gelmini (n. 240 del 2010), portò alla trasformazione delle cinque facoltà negli attuali Dipartimenti: “Economia e giurisprudenza”, “Ingegneria civile e meccanica”, “Ingegneria elettrica e dell’informazione”, “Lettere e filosofia”, “Scienze umane, sociali e della salute”.
Si ridisegnava così l’intera architettura accademica. Inoltre nel febbraio 2012, con il nuovo Statuto, l’Ateneo aveva acquisito la denominazione che porta oggi, vale a dire “Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale”, a conferma della sua crescente rilevanza geografica. La sigla originaria, Unicas, più avanti però sarebbe stata ripristinata per non disperdere il patrimonio di riconoscibilità conquistato anche a livello internazionale.
Un altro momento significativo sarebbe arrivato nel novembre del 2014, quando il Rettore Ciro Attaianese (2009-2015) inaugurò il nuovo Rettorato e le residenze per gli studenti nel Campus della Folcara. Purtroppo, però, la drastica riduzione del numero di iscritti e le difficili contingenze economiche portarono ad una dolorosa riflessione sul modello dei poli decentrati e alla conseguente chiusura dei poli di Terracina e Sora, nonché al ridimensionamento della sede di Frosinone con la chiusura dei corsi di laurea di “Scienze della Comunicazione” a Sora, “Economia del sistema agroalimentare” a Terracina e “Beni culturali” a Frosinone.
A gestire questa difficile situazione fu il Rettore, Giovanni Betta (2015-2021), che promosse il riequilibrio economico dell’Ateneo e un’idea di università fortemente radicata nel tessuto socioeconomico locale, rafforzando i legami con le pubbliche amministrazioni, le imprese e le realtà culturali attraverso la cosiddetta Terza missione universitaria, che punta a integrare mondo accademico e contesto sociale
La sostenibilità economica, sociale ed ambientale diventa quindi una chiave di lettura per i processi d’insieme dell’Ateneo, anche grazie all’elaborazione del neonato Comitato di Ateneo per lo sviluppo sostenibile. L’istituzione, nel 2016, del Centro Universitario Diversamente Abili, Ricerca e Innovazione (Cudari), oggi Centro universitario per la Disabilità, Innovazione e ricerca (Cudir), dimostra la grande attenzione per l’inclusione, rafforzando le azioni e le iniziative di sostegno a studenti con disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento, bisogni educativi speciali.
In questo quinquennio l’Ateneo si trova ad affrontare il problema del definanziamento delle università, la crisi demografica del territorio e infine la pandemia, dimostrando una notevole capacità di resilienza. Le sfide per l’innovazione abbracciano più versanti: la didattica, con l’utilizzo di supporti digitali, la comunicazione attraverso lo sviluppo dei molteplici canali social, la crescente internazionalizzazione con l’avvento dei corsi in lingua inglese a favore sia degli studenti residenti, sia di quelli provenienti in maniera sempre più numerosa dall’estero. Un importante risultato fu la ritrovata stabilità di bilancio, dopo le criticità emerse nella gestione dei contributi previdenziali che furono progressivamente regolarizzati di concerto con il Ministero, consentendo a Unicas di guardare di nuovo con fiducia in avanti.
Il quarantennale fu così celebrato in Aula Magna, l’11 marzo 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E anche l’emergenza Covid-19 diventa una maniera per rafforzare la coesione interna, attraverso la tempestiva attivazione dei corsi in remoto, sulla scorta dell’ampia esperienza già maturata nel campo dell’e-learning, e uno spirito di servizio che coinvolge tutte le componenti della comunità universitaria. Poi l’apertura verso nuovi orizzonti con l’ulteriore valorizzazione della sede decentrata di Frosinone per i corsi d’ambito economico e ingegneristico. E un’identità di istituzione pubblica sempre più marcata nel dialogo costruttivo e responsabile con le componenti del territorio.
Il Rettore, in carica dal 1° novembre 2021, è il professore Marco Dell'Isola.
Dalla fine degli anni 2020 inizia una nuova fase di rilancio con il completamento dell’edificio di Dipartimento di Lettere e Filosofia e la ristrutturazione di tutte le dotazioni edilizie dell’Ateneo, il rafforzamento di tutti i Centri di servizio per lo studente (con l’inaugurazione dei nuovi Centri CLAC-Centro linguistico di Ateneo e CAFI-Centro aggregato di formazione insegnanti), l’ampliamento dell’offerta didattica (con i neonati corsi di “Metodi e tecnologie per il patrimonio culturale”, “Sport Management”, “Scienza della formazione primaria” e “Scienze e tecniche psicologiche” ) e non ultimo il consolidamento della dimensione internazionale con l’apertura di due nuovi corsi di laurea triennale in lingua inglese. Tutto ciò in forte sintonia con il territorio che ha supportato la Terza missione sia nella dimensione del trasferimento tecnologico, sia nella diffusione delle conoscenze.
European University of Technology (Eut+), costituita da nove università comunitarie che unisce la propensione tecnologica a quella delle scienze umane e sociali, con l’obiettivo di attivare insieme il nuovo diploma universitario europeo. In questo contesto l’attenzione degli studenti internazionali continua a crescere: il 2023-24 è stato un anno accademico record sotto questo punto di vista, con il 22% delle matricole provenienti da 70 diversi paesi del mondo, vale a dire oltre 1.650 su circa 7.500 studenti del totale (ben oltre la media nazionale del 6,7%).
I più recenti dati del Censis, con la crescita costante in tutti gli indicatori, collocano inoltre Unicas fra le eccellenze nel panorama universitario italiano. Dati che raccontano il successo di un intero sistema territoriale che ha creduto sin dall’inizio in questa sfida e che continua ad accompagnare Unicas nella modernità generando sviluppo per il territorio con i suoi spin-off, le start-up e la valorizzazione della ricerca.
Oggi Unicas si conferma come un’Università che dialoga con il territorio e ne interpreta i bisogni, favorisce l’inclusione e l’accessibilità, continua a coltivare una prospettiva fortemente internazionale.
La nostra “UnicaStoria” ovviamente prosegue. Si continua a scrivere con l’impegno, lo spirito di gruppo e lo sguardo sul domani che ha contraddistinto sin dalle origini il cammino del nostro Ateneo. Tante le sfide da raccogliere tra cui quella della comunicazione, che vede l’Ateneo impegnato nell’attivazione della Web radio, della Web tv e del magazine Unicas+ che certamente consentiranno una maggiore penetrazione delle informazioni ed una più realistica percezione dell’eccezionale valore pubblico della nostra Università.